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"La Famiglia Lancia". Borgosesia, incontro presso l'Università della Terza Età di

  • Dott.sa Piera Mazzone
  • 17 ott 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Per il secondo incontro all’UNITRE di Borgosesia è stato scelto un tema di storia locale che si apre su orizzonti più vasti ed articolati: “I Lancia: una famiglia valsesiana di imprenditori, una poetessa e un grecista con il pallino del dialetto”.


Giuseppe Lancia fu un “proto-industriale” che costruì la sua fortuna nel settore del trattamento e della conservazione delle carni, scrisse il Manuale del macellaio e del pizzicagnolo, che ebbe ben quattro edizioni, brevettò una macchina per insaccare i salami, iniziò a produrre carne in scatola, fu fornitore del Reale Esercito Piemontese.


Alla nascita del figlio Vincenzo aveva sessanta anni: lo avrebbe voluto avvocato, ma Censìn aveva la passione dei motori e ben presto entrò alle officine Ceirano, proprio sotto casa, da dove uscirono le prime vetture Welleyes.


La Ceirano poi fu assorbita dalla FIAT e Vincenzo divenne collaudatore e pilota FIAT, vincendo numerose gare, ma soprattutto distinguendosi per la sua correttezza… e anche per la sua sfortuna.

In un paio di occasioni importanti, alla Gordon-Bennet a Clermont Ferrand e alla Coppa Vanderbilt, negli Stati Uniti, dei banali incidenti gli fecero mancare la vittoria.

Vincenzo con Claudio Fogolin nel 1906 creò la Lancia, nel 1907 un rovinoso incendio distrusse disegni, prototipi e officina, ma nonostante questo l’Alpha fu presentata nel 1908: costava 10.000 lire.


Vincenzo aveva un orecchio eccezionale – lo stesso che gli valse la nomina nel Consiglio Direttivo del Teatro Regio di Torino - attraverso lo studio propose innovazioni importanti e la Lambda, presentata al Salone di Londra nel 1922, è il suo capolavoro:

“E’ come se di colpo tutti gli altri modelli fossero diventati vecchi”.


Non si montò mai la testa: per i suoi compaesani resterà sempre Vincent.

Morirà, “per non disturbare”, nelle prime ore del 15 febbraio 1937, colto da un attacco cardiaco: aveva vissuto tutta la vita come se fosse stato in gara, ma tagliò troppo presto l’ultimo traguardo. Il suo funerale fu seguito dai quattromila operai Lancia e da quarantamila persone. Il corteo funebre da Torino a Fobello, era composto da duecento vetture.


I nomi delle auto Lancia seguono le lettere dell’alfabeto greco, idea ispirata dal fratello di Vincenzo, Giovanni, che era un valente grecista, poi prendono nome dalle vie consolari romane e dalle nuove città dell’agro pontino bonificate.

Giovanni è autore di una pubblicazione, edita da Vincenzo Bona a Torino: “Importanza della lingua greca nelle ricerche etimologiche riguardanti alcuni dialetti alpini (Biellese, Valsesia, Valle Anzasca)”, presente in biblioteca a Varallo con dedica autografa, donata il 24 maggio 1956.


La sorella Maria, la Madama, la moglie del Tenent, Geremia Lancia, nata a Fobello nel 1884 e morta nella casa di Roy nel 1976, la “piccola patria” in cui amava tornare dopo gli inverni trascorsi a Torino, è autrice di un libro di versi pubblicato da Zanfa nel 1962 e di un libro che raccoglie le sue memorie, con un’introduzione datata da Roy il 19 settembre 1931: “Quando terminerà questo libro? Non so…Di me non resterà che questa raccolta di pagine e qualche verso...”. Maria amava indossare il costume valsesiano, un simbolo della sua appartenenza a una schiatta di donne forti e determinate.


Alla morte del fondatore l’azienda passò alla moglie Adele Miglietti, che aveva sposato nel 1922, e dalla quale ebbe tre figli Anna Maria, Gianni ed Eleonora.

Gianni, giovanissimo, prese in mano l’azienda e la tenne fino al 1954 quando passò a Pesenti, il re dei cementifici, poi fu venduta al gruppo FIAT.


La famiglia a Torino abitava in una villa con un grande parco, in Regione San Michele, sulla collina dopo La Gran Madre, i custodi erano Luciano Burlotti e sua moglie Luigina, zii di Roberto e Claudio Mazzone, che abitano a Gattera e gentilmente mi hanno fornito alcune immagini e soprattutto regalato ricordi inediti della famiglia Lancia che rimase sempre molto legata alla Valsesia.

Villa Lancia a Torino

Il giudizio sulla gestione di Gianni fu ingeneroso e forse fra qualche anno verrà capito ed apprezzato come merita, come ha sottolineato il pilota e scrittore Rino Rao in una recente conferenza al teatro Civico a Varallo, dove fu invitato dal Valsesia Lancia Story, attualmente presieduto da Graziano Maurelli.


Il Club, nato nel 1995 è un’Associazione di amanti delle vetture Lancia che negli anni hanno promosso numerose iniziative per ricordare il fondatore: nel 2007 gli fu intitolato un piazzale a Varallo, nel 2008 fu intitolata a Vincenzo Lancia, la strada provinciale da Varallo a Fobello, nel 2009 fu inaugurato il Museo che porta il suo nome, collocato nelle scuole del Paese, realizzate da Vincenzo in memoria del padre Giuseppe: ne è direttore Stefano Rigamonti, un giovane uomo che sa tutto di Lancia e di quel meraviglioso mondo di automobili, è silenzioso e alieno da ogni pubblicità come lo fu Vincenzo, che in vita non concesse mai un’intervista, ma è sempre lieto di far da guida nel Museo e illustrare la storia di questo “innamorato taciturno” per “innamorati taciturni”.

Dal 2012 la storica villa di famiglia alla Montà di Fobello, dagli eredi Lancia è stata affidata in comodato all’Associazione, che l’ha risistemata e la rende viva attraverso numerose iniziative.


Nel 1996 la Comunità Montana Valsesia ha istituito il biennale Premio Lancia, che viene conferito ad un valsesiano distintosi nel campo della cultura, dell’economia, dello sport e dell’impegno sociale: nel 2008 fu attribuito a Ovidio Raiteri, che era presente all’incontro di Borgosesia e ha ricordato il lungo viaggio fatto con sua moglie a bordo di un’Aprilia, che lo portò in Spagna e poi in Portogallo, dove furono ricevuti dall’ex Re d’Italia, che si ricordò quando nel 1926, giovane Principe di Piemonte, venne a Varallo per l’inaugurazione del monumento ai Caduti, ed ebbe come eccezionale autista Vincenzo Lancia.

Dott.sa Piera Mazzone all'incontro per parlare della Fam. Lancia

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