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Il Primo aviatore Valsesiano, presentato il libro su Giovanni Battista Manio

  • Dott.sa Piera Mazzone
  • 13 dic 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

A Varallo, mercoledì 6 dicembre 2017, nella sede dell’Istituto per la storia della Resistenza e della Società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, è stato presentato il volume: Il meraviglioso volo di Giovanni Battista Manio


La prima traversata invernale della Manica e l'aviatore valsesiano che fece l'impresa, di Mirko Aliberti.


La pubblicazione è edita dall'Istituto con il patrocinio di: Unione montana dei comuni della Valsesia, Comune di Guardabosone, Comune di Rimella, Centro Studi Walser Remmalju: tra il numerosissimo pubblico che gremiva la sala conferenze erano presenti il Sindaco di Guardabosone, Claudio Zaninetti, il Vice Sindaco, Cesare Locca, l’Assessore Laura Caccia, il Presidente del Centro Studi Walser Remmalju, Mario Remogna, accompagnato da Paola Borla, responsabile del Museo e dello Sportello Linguistico e da Piera Rinoldi, che indossavano il costume rimellese.


La serata è stata registrata e sarà possibile riascoltarla sintonizzandosi su SMS Radio.


La ricerca su Manio era nata da una frase letta nel volume dedicato all’aviatore vercellese Francis Lombardi, che aveva incuriosito Mirko Aliberti, primo ufficiale presso la compagnia aerea Alitalia, che cominciò ad inseguire le tracce del primo aviatore valsesiano:


Giovanni Battista Manio, nato a Rimella nel 1874, emigrante in Sud America e poi in Inghilterra, dove sposò la Contessa Florence Olga Gerotzkj Ferka, ma non dimenticò il paese d’origine e la sua famiglia.

Manio si appassionò al volo, che allora era ai primordi, e nel 1912 compì per primo la traversata invernale del canale della Manica: impresa che rimase negli annali dell’aviazione.


Un anno dopo morì in un incidente aereo in Portogallo. E’ sepolto a Londra nel cimitero di Saint Pancras e Mirko Aliberti ne ha visitato la tomba e recato un omaggio: “La Valsesia ti ricorda”.


Enrico Pagano, Direttore dell’Istituto, ha spiegato come l’Istituto abbia accolto il progetto di ricerca presentato da Mirko Aliberti, che “ridava memoria” ad una figura importante della storia valsesiana, un pioniere dell’aviazione, che morì prima di poter realizzare il suo sogno di volare sopra a Rimella: “Manio non riuscì a realizzare il suo sogno, ma purtroppo qualche anno dopo, nel marzo 1944, Rimella fu bombardata dal cielo. Lo straordinario entusiasmo contagioso di Mirko Aliberti è riuscito a creare una sinergia culturale fra Enti che ha consentito la pubblicazione del volume”.


Aliberti ha salutato gli eredi Manio:Gaudenzio, sua moglie e il genero,giunti per questa serata da Gravellona Toce dove risiedono, ringraziandoli per aver messo a disposizione con grande generosità tutto il materiale in loro possesso, e sottolineando che: “Attraverso questa ricerca durata cinque anni - che ha preso le mosse da due pubblicazioni di Enzo Barbano, lo storico della Valsesia: un articolo pubblicato sulla rivista: “Estudos Italianos em Portugal”, stampato come estratto e distribuito a cura della Società Valsesiana di Cultura, nel 1965, poi ripreso in una pubblicazione più ampia del 1967: “Storie di aviatori valsesiani”-ho scoperto un mondo, riuscendo ad accedere agli archivi digitali a Londra e a Parigi per consultare i giornali di inizio Novecento, che riportavano molte notizie sul Manio”.


Durante la serata sono stati proiettati filmati e fotografie d’epoca sulla vita del Manio, che hanno portato i presenti all’interno del mondo di inizio secolo, volando sul Blériot, con Giovanni Battista e il suo fedelefox terrier Jim.


Molto avvincente per la sua singolarità è stato il brevissimo filmato del 1912 in cui si vedeva calare l’aereo di Manio, che si era incastrato sul tetto di una dimora vittoriana, lasciando per fortuna incolume il pilota:

“Scrivendo questo libro ho provato molte emozioni: un mio collega, Enrico Ferrari, al quale avevo accennato ciò che stavo scrivendo, mi ha regalato un acquerello che è diventato la copertina del libro, un altro collega Cesare Gori mi ha scritto una bellissima Prefazione e ho scoperto che aveva conosciuto un altro aviatore valsesiano che mi piacerebbe studiare: Alberto Giacomino. E’ stato interessante anche scoprire che il figlio di Giovanni Battista, che si chiamava come il padre che non conobbe mai, fu uno dei cronisti della BBC londinese, venne più volte in Italia con la madre che amava villeggiare sul Lago Maggiore, e morì a Londra nel 1988”.


Un prezioso piatto con incisa la copertina del libro e una dedica: “Grazie per aver trasformato i ricordi in un prezioso libro da leggere”, è stato regalato da Gaudenzio Manio all’Autore.


Paola Borla ha invitato i presenti a visitare la casa di Manio a Rimella, magari in occasione di una presentazione del libro nella prossima estate, collegandola anche ad una visita al museo, dove esiste una sezione dedicata al pilota valsesiano.


Al termine della serata lo storico Alessandro Orsi, che nel suo volume dedicato alla prima guerra mondiale in Valsesia ha riscoperto un altro aviatore valsesiano, Luigi Delsignore di Valduggia, che fu amico di Francesco Baracca e morì sul Tagliamento, ha sottolineato come questo libro sia solo l’inizio per una riscoperta dei valsesiani nei cieli.


Questo è davvero un libro avvincente, scritto in modo molto scorrevole, leggibile anche per coloro che non sanno nulla di aerei: l’augurio è che sia presto tradotto anche in inglese, per far conoscere in modo esaustivo le vicende dell’aviatore valsesiano che trovò a Londra la sua seconda casa e fu sepolto nella capitale inglese.


Giovedì 7 dicembre la presentazione è stata replicata con altrettanto successo a Guardabosone. dove Mirko Aliberti risiede con la sua famiglia.


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